Regole e limiti: gli errori nella comunicazione tra genitori e bambini

Regole e limiti: gli errori nella comunicazione tra genitori e bambini

Genitorialità

Sento di poter affermare con buona certezza che ogni genitore desideri una famiglia dove tutto fili liscio, senza imprevisti o scenate. In questo senso esiste la convinzione diffusa che le regole servano in casa per prevenire o addirittura eliminare i conflitti.

Sono qui per dire che non è così, e che le regole e limiti che possiamo definire con e per i nostri figli hanno tutta un’altra funzione reale e oggettiva: si tratta di creare un clima sereno in cui esistano rispetto e collaborazione, e in cui tutti, genitori e figli, possano sentirsi sicuri, accolti e capiti.

A cosa servono le regole?

Avrai già sentito dire che i bambini hanno bisogni di limiti chiari: è vero infatti che i nostri figli si sentono a loro agio all’interno di precise routine quotidiane, e che hanno la necessità di sentirsi scaricati da eccessiva responsabilità e dal peso di alcune decisioni che i genitori delegano spesso inconsapevolmente. “Vai a lavarti i denti?” “Metti in ordine i tuoi giochi?” “Vuoi venire a tavola a mangiare?” Queste sono alcune di quelle espressioni comunicative che mettono enormemente a disagio i nostri figli, con quell’inflessione interrogativa che rimette a loro la decisione e pesa, nonostante sembri apparentemente un modo per essere meno impositivi e più morbidi. E’ l’adulto che decide, e quando non lo fa e utilizza un atteggiamento e una comunicazione richiedente, stimola atteggiamenti irragionevoli e incontentabili nei figli. Molto meglio stabilire insieme routine precise e ripetibili, in modo tale che non si renda neanche necessario chiedere o imporre di fare, ma semplicemente far notare il momento e la situazione. Le regole inoltre servono a sostenere i bambini nella definizione dei propri spazi, fisici e psicologici. E’ in questo contesto che si collocano i primi indispensabili tentativi del bambino di conquistare la sua libertà individuale: i nostri figli non conoscono le proprie capacità e competenze, ma vogliono provare lo stesso. Hanno vitale bisogno di andare oltre, di testare i propri limiti e quelli degli altri per comprendere “come si fa”: questo è il processo di apprendimento.

Ma se non mi ascolta?

Come dico spesso, tuo figlio non è nato per ascoltarti, se per ascoltarti intendi “fare quello che gli dici”! Apprende attraverso l’osservazione, l’esperienza, l’imitazione. Apprende sbagliando e riprovando. Ed è in questo frangente che è importante l’atteggiamento del genitore: così spesso sento i genitori preoccupati di non essere rispettati, obbediti. Si tratta proprio di smettere di considerare quella che è la normale e sana spinta allo sviluppo del proprio figlio, come un attacco diretto al potere genitoriale: i genitori hanno bisogno di riconsiderare e di mettere in discussione la propria indispensabilità e il proprio ruolo di plasmatori del carattere dei propri figli, per mettersi finalmente al loro servizio, per essere guide e non più direttori della loro crescita. Molti genitori sentono l’urgenza di modificare atteggiamenti, e di rendere i propri figli pronti e scattanti ad esaudire ogni richiesta. Lo fanno spesso con la violenza, le punizioni, i rimproveri, le urla, bloccando in questo modo alcuni fondamentali aspetti della loro maturazione, che gli saranno poi indispensabili da adulti. Quindi ogni volta che pretendiamo ascolto, obbedienza e attivazione immediata alle nostre richieste, ricordiamoci che la volontà di un bambino può essere spezzata molto facilmente, e che non gli stiamo rendendo un gran servizio per il futuro. Ben venga quindi l’opposizione alle regole, la contrattazione, il rifiuto: ma teniamo il focus sull’importanza di questo atteggiamento nel processo di apprendimento, e celebriamolo invece di demonizzarlo e di sedarlo in ogni modo.

Quando le regole sono inefficaci?

regole ai bambini

Ecco 4 aspetti a cui fare attenzione per rendere efficaci le regole che stabiliamo in casa. Esse non funzionano quando:

Sono fissate per gli altri

Abbiamo appena detto che è il genitore che decide, e questo è sicuramente vero. Ma la regola va raccontata, spiegata, condivisa. Va chiesto un parere, va verificato che si sia in grado di portarla a compimento. Va definito se c’è bisogno di un qualche tipo di aiuto o di supporto. Va fatto un controllo condiviso di aggiornamento per verificare che sia sostenibile. Ecco che in questo modo è il genitore ad avere la responsabilità, non calando le imposizioni dall’alto ma diventando un leader che ispira e guida i propri figli.

Sono incoerenti

Cambiano in base a giorno o circostanza. Non valgono per tutti: qui sta tutta l’importanza del buon esempio. Sono in contrasto con altre situazioni e dinamiche. Evitiamo il più possibile questi messaggi di incoerenza che destabilizzano i figli e vanificano ogni tentativo.

Sono impersonali

“Si fa così”, “E così e basta”, “Questa è la regola”. Questi sono tutti messaggi che non coinvolgono e che soprattutto sono incomprensibili per un bambino, che non si sente affatto motivato alla collaborazione. Molto meglio esprimersi in maniera personale, spiegando le nostre motivazioni e perché per noi è importante che venga fatto così, in maniera chiara, semplice e concisa.

Violano i limiti personali

Attenzione al costo di ciò che stiamo chiedendo: forzarsi di finire un piatto di pasta, o sedersi a tavola se non si ha fame, o stare seduti finché tutti hanno finito. Oppure togliere per punizione un gioco o un oggetto che in quel momento è percepito come strumento di apprendimento e crescita importante, o peggio togliere l’affetto di mamma o papà a causa di un litigio, anche per poche ore (hai letto bene: se sei arrabbiata con tuo figlio e per questo decidi di non parlargli, o di ignorarlo, o di avere un atteggiamento espressivo e posturale aggressivo o negativo, tuo figlio metterà in dubbio che tu gli voglia ancora bene): questi sono tutti processi che ledono la sua integrità e i suoi bisogni emotivi e psicologici, oltre che fisici.

Ovviamente, non sono regole sane da imporre a nessun essere umano. Spesso siamo imbrigliati in un ruolo, e facciamo fatica a uscire dallo schema educativo tradizionale.

Ci vuole indubbiamente molto coraggio a guardarsi dentro e ad assumersi la responsabilità della propria genitorialità. Sapere che i genitori pensano esattamente ciò che dicono e dicono esattamente ciò che pensano, è il dono più grande che ognuno di noi può fare ai propri figli.

Articolo scritto da Ilaria  Oliviero - visita il suo sito web per maggiori informazioni:  Ilaria Oliviero

ilaria oliviero

Sono Ilaria, Parent e Life Coach professionista presso A.Co.I e Trainer Mindfulness, esperta in comunicazione efficace in famiglia e intelligenza emotiva. Sono una libera professionista e una mamma da 5 anni, e so cosa significa cercare ogni giorno di essere e dare il massimo, subendo gli imprevisti e uno stato emotivo che non sempre va come si vorrebbe. Ho studiato molto alla ricerca della migliore versione di me come mamma, e ora guido i genitori a fare altrettanto: attraverso percorsi one-to-one di crescita genitoriale e videocorsi, aiuto mamme e papà a rimettere il focus verso i propri sogni e bisogni e verso le proprie emozioni, per riprendere il controllo della propria vita genitoriale e personale e godersi davvero la vita in famiglia. La sfida dei genitori di oggi è riscoprire e potenziare la propria intelligenza emotiva per essere poi leader, rifugio e alleato dei propri figli, durante la tempesta emotiva dell'infanzia. La mia missione è vedere sempre più mamme e papà sereni e in salute, sicuri di sé e delle proprie capacità innate, per restituire tutti insieme al mondo, generazioni di futuri adulti più forti, solidi e felici delle generazioni precedenti. Seguimi su

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